domenica 6 febbraio 2011

Petizione contro il criptaggio TV di RAI e Mediaset all'estero

Come sanno tutti gli italiani residenti all’estero (e ormai anche gli italiani condannati al digitale terrestre), in nome dell’assenza di non meglio specificati “diritti di diffusione all’estero”, siamo privati della visione di buona parte della programmazione televisiva pubblica, quella della RAI, ed ovviamente privata, Mediaset e La7.

Da anni, la Corte Europea di Giustizia, interpellata in merito, ha precisato che non esiste in tal senso vincolo alcuno. Infatti, in Europa, sia nell’Unione Europea che fuori da essa, non esiste alcuna televisione “in chiaro” che cripti alcunché: giusto per fare degli esempi, RTR Planeta (pubblica) e ORT (privata) russe, ma anche ZDF (tedesca), TV5 (francese), ARTE (franco-tedesca), PTP (portoghese), TVE (spagnola), BBC (inglese) e moltissime altre.

E poi, i criteri. Vengono criptate le partite di calcio, ma non i giri ciclistici. Le competizioni sportive, ma non le trasmissioni sportive. Lo sport, ma non la pubblicità. E poi i cartoni animati (pensiamo a quanti italiani all’estero hanno il problema di far apprendere la lingua italiana ai propri figli), e vari film e telefilm. Capita così che, in questo mondo globalizzato, la FIAT come la “Mario Rossi” SAS o SNC, la Roberts come la mozzarella campana, la Telecom come Viacal, Wind come Barilla, Rita Dalla Chiesa con i suoi divani come le centinaia di veline berlusconiane riciclate che hanno mancato il seggio parlamentare (Guzzanti padre parlò di “mignottocrazia”) con creme, pillole, lettini, lettoni, yogurt, cabale del lotto, telefoni zozzettoni, suonerie che pensi di comprarne una e ti ritrovi abbonato, insomma la vergognosa baraonda che pretende di mostrare le aspirazioni italiche, è sufficiente che paghi un passaggio pubblicitario su un canale nazionale piuttosto che sui canali locali interconnessi (tipo Odeon, per intenderci), per finire in casa di chiunque, sul pianeta Terra, abbia settato dei canali italiani per le più svariate ragioni. Ricordate le speranze degli albanesi, all’epoca di Enver Hoxha, che guardavano RAI 1 con una semplice antenna analogica?

Ma torniamo a quel che viene criptato. “L’ultima carrozzella”, con Aldo Fabrizi, ma non “Walker Texas Ranger” col santone Chuck Norris. Il “Maresciallo Rocca” con Gigi Proietti, ma non “JAG Avvocati in divisa”. La signora in giallo, ma non il tenente Colombo. E soprattutto, il primo tempo di, che so io, “La dolce vita”, ma non il secondo, oppure il secondo tempo di “C’eravamo tanto amati”, ma non il primo. L’elenco potrebbe essere infinito.

L’impressione è che sia tutto a discrezione del tecnico di turno, a seconda delle volte che va a prendersi un caffè. Per chi, come me, ha superato almeno i quarant’anni, tutto ciò ricorda l’epoca delle prime TV non RAI, tra cui quelle estere Telemontecarlo, la Svizzera Italiana, Antenne Deux e Capodistria. Solo che all’epoca criptavano esclusivamente la pubblicità. Il contrario di quanto accade oggi. E poi, all’epoca i danneggiati erano gli italiani in Patria, mentre oggi sono gli emigranti italiani nel mondo. Solo quelli iscritti all’AIRE (Albo Italiani Residenti all’Estero, presso ogni Consolato d’Italia nel mondo) sono quasi quattro milioni, per non parlare del formidabile veicolo immediato di diffusione della lingua e della cultura italiana (di cultura, invero, ce n’è sempre meno, ma non è questo il punto) che è la televisione tout court.

Con la presente petizione chiediamo che si faccia chiarezza una volta per tutte, e ci si adegui a quanto accade per le altre reti europee.

E’ ovvio che, una volta eliminato il criptaggio da parte della televisione pubblica (si rasenta l’interruzione di pubblico servizio), le reti private non potranno far altro che adeguarsi a loro volta, in nome della concorrenza.

Su questi temi, a suo tempo ne scrivemmo anche a tutti i deputati e senatori eletti nei collegi esteri, nonché agli eurodeputati italiani, delle ultime tre legislature. Muro di gomma: l’unica deputata ad avere aderito è durata appena due anni (2006-2008), era di Forza Italia. Nessun altro suo compagno di Partito, né di FLI, Lega Nord, UDC, PD, IDV, Verdi, PRC, PCdI, SEL e sinistra varia extraparlamentare ha usato la cortesia almeno di declinare l’invito, ad eccezione di un radicale, che ha, appunto, declinato.

Nel frattempo, in Europa abbiamo anche perso del tutto La 7, che, di punto in bianco, senza preavviso né spiegazione, ha deciso di criptare le trasmissioni in chiaro per l’Eurasia, trasmettendo invece gratuitamente verso gli USA. Eppure, ci sono circa 1,5 milioni di italiani nel continente americano (la stragrande maggioranza in America Latina) e più di due milioni in Europa. Serve dirlo? Abbiamo chiesto lumi a La 7 e ovviamente la risposta è caduta nel vento.

Ora il problema coinvolge anche gli italiani in Italia. Ricapitoliamo. Negli ultimi anni, cinque milioni di famiglie si sono fatte tentare dal pacchetto a pagamento Sky, appartenente allo “squalo australiano” Murdoch (lo chiamano così i suoi fautori, non c’è quindi alcun intento offensivo da parte nostra). Giova ricordare che, tra l’altro, sua è buona parte delle testate giornalistiche estere che, a differenza di quanto accade in Italia, non hanno taciuto in merito alle orge (nel senso letterale del termine) di Palazzo, sarde e romane, pagate dai contribuenti.

Oltre l’abbonamento, è necessario acquistare un decoder. In questo modo, era finora possibile guardare gratuitamente i tre canali RAI, i tre Mediaset e La 7, fatto non trascurabile per quelle zone italiane, e non sono poche, che hanno difficoltà ataviche di ricezione analogica, dovute a territori montuosi ed impervi. E questa era la prima fase.

Seconda fase. RAI, Mediaset, La 7 e tutte le TV locali sono gradualmente passate al cosiddetto “digitale terrestre”. Tanto per cambiare, occorre acquistare un decoder. Diverso da quello di Sky: non sono compatibili.

Terza fase. Il 30 luglio 2009 sono spariti da Sky i canali RAI Sat: Yoyo e Smash Girls (per l’infanzia), Premium (il meglio della RAI), RAI Cinema, il Gambero Rosso (cucina), RAI Extra. Il motivo? E’ scaduto il contratto RAI – Sky. Quest’ultima offriva 370 milioni di euro spalmati su sette anni, la RAI ha rifiutato. RAI 1, 2 e 3, e i tre di Mediaset, restano visibili, senza aggravi per Sky o i suoi abbonati, perché era ancora in vigore (poi scaduto il 31 dicembre 2009) l’accordo tra la TV pubblica e il Ministero delle Telecomunicazioni, che impegna la RAI a trasmettere su tutte le piattaforme, compresa quella satellitare.

Fase quattro. Murdoch (che ovviamente non è simpatico, ma ciò del resto non è richiesto) ha attaccato il gestore delle reti pubbliche, capo del governo, nonché proprietario delle maggiori reti private? L’onta verrà lavata, sempre a spese del cittadino. Prima con l’aumento dell’IVA al 20%, poi ci si inventa un’altra Sky. Si chiama Tivusat. Appartiene a RAI, Mediaset e Telecom (editore, tra l’altro, de La 7 e MTV). Altro decoder, ça va sans dire, incompatibile con Sky e digitale terrestre. “Incompatibile” vuol dire, tra l’altro (ma non solo), che col decoder Sky inserito non si possono attaccare al televisore i decoder Tivusat e/o digitale terrestre, per non parlare del costo di due decoder (o di un televisore di nuova generazione e di un decoder) e di due abbonamenti. Come che sia, ecco aggirato il vincolo imposto dal Ministero delle Telecomunicazioni. Contestualmente, vengono criptati tutti i film distribuiti dalla maggiore casa italiana, la Medusa. By the way, a chi appartiene? Lo sapete: al fratello del proprietario de ”Il Giornale”.

Abbiamo chiesto lumi scrivendo a quelli di Tivusat, dicendo loro:

Noi italiani all’estero, possessori di parabola, cosa dovremmo fare per continuare a vedere i canali televisivi gratuiti italiani, tornare in Patria a nostre spese per acquistare il Vostro decoder?! Iscritti all’AIRE, siamo tre milioni e mezzo nel mondo...

Ed ecco cosa ci hanno risposto:

In merito alla sua richiesta le comunichiamo che i decoder Tivusat sono in vendita esclusivamente in Italia; La tessera va attivata al numero unico 199.309.409 o via web all'indirizzo www.tivu.tv in nome e per conto di persone domiciliate in Italia.

In pratica, noi emigranti dovremmo tornare a nostre spese in Italia e comprare un decoder per poter vedere i canali TV gratuiti italiani, sia RAI che Mediaset e La 7.

Dicono di se stessi di essere "la prima piattaforma satellitare gratuita italiana". Già, che si vede gratis se compri a qualche centinaio di € il loro decoder.

Di più: noi italiani all'estero non possiamo acquistarlo all'estero, nemmanco in Italia, a meno di non commettere un falso giuridico perseguibile per legge (è esattamente quello che loro ci hanno proposto! Istigazione a delinquere), ovvero di acquistare in Italia il decoder a nome di un prestanome residente in Italia, ci si perdoni la (loro) tautologia.

Sì, avete capito bene: un italiano residente all'estero non può acquistare il decoder di Tivù Sat.

A morire se si riesce a scoprire, al di là delle partecipazioni di RAI, Mediaset e Telecom (La 7), chi sia, che so io, l'Amministratore Delegato.

Agosto 2009. Senza preavviso, due autogol, nel senso di due partite di calcio criptate: Italia – Svizzera under 21 e Inter – Lazio. Ecco che torniamo al trattamento finora riservato agli emigranti e, a ritroso, agli anni ’70 di Telemontecarlo, Svizzera e Capodistria. Certo, le partite sono state trasmesse su Tivusat. Come detto, altro ennesimo decoder, alla modica cifra di euro cento. Però così RAI e Mediaset si vedono anche dove è impotente il digitale terrestre. Ma come? Non avevano detto che il digitale terrestre era la panacea delle zone difficoltose per l’analogico?

Qui, prima o poi, scatterà la fase cinque: anche la RAI solo a pagamento, niente più servizio pubblico. Vaneggiamenti? Considerate come avreste reagito nel 2005 se vi avessero detto che non avreste più visto RAI e Mediaset senza un decoder, Tivusat, Sky o terrestre che sia.

E in Europa? Per ora, vediamo in chiaro, pur con tutti i criptaggi vessatori possibili e immaginabili, RAI 1, 2, 3 e i tre di Mediaset (della politica filo USA de La 7 e perciò di Telecom Italia abbiamo già detto).

Una breve nota di colore a chiosa va spesa ricordando che Putin, capo del governo russo, a differenza del suo omologo italiano, non è preoccupato da presunti lettoni che gli vengono ascritti dai pennivendoli della penisola mediterranea. Preferisce pensare alla diffusione della televisione digitale, che è già una realtà nel 10% del territorio russo (stiamo parlando di un Paese con undici fusi orari). Diffusione, attenzione… gratuita. Forse non è chiaro: gratuita, repetita juvant. Sia via satellite che via cavo (che sarebbe il “digitale terrestre”: in Italia amano sempre complicare le cose). Il processo di digitalizzazione dovrebbe concludersi entro il 2015. Un processo “graduale, naturale, impercettibile e non oneroso per il consumatore”, ha detto Putin il 30 giugno 2009. “Finché il 95% della popolazione non avrà ricevuto i decoder e non avremo assicurato loro un segnale digitale stabile, proseguiremo anche con le trasmissioni analogiche”. Forse è sfuggito il concetto: i decoder dovranno essere “ricevuti”. Gratuitamente.

Quando leggiamo quel che scrivono i vari pennivendoli italiani della Russia, sembra di leggere di una Russia da mondo parallelo, tipo Star Gate. Ebbene, essi ritengono di trovarsi nel Paese del socialismo reale, vedendone solo gli aspetti negativi. Socialismo reale decisamente no, i citati pennivendoli arrivati con quasi vent’anni di ritardo, ma indubbiamente questi sono elementi reali di socialismo, oggettivamente condivisibili, comunque la si pensi.

Ecco l'indirizzo della petizione, che vi chiediamo di firmare:

http://www.petizionepubblica.it/?pi=nocriptv

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