martedì 20 ottobre 2009

Geopolitica, chi si schiera?

E’ almeno dall’inizio di questo Millennio che, puntualmente, i giornali “illuminati” (sedicenti tali, ma tanto nessuno osa metterlo in dubbio), quali ritengono e sono considerati “a sinistra” il Corriere della Sera, La Stampa, l’Unità e soprattutto la Repubblica, ci forniscono presunte prove provate circa la totale amicizia tra Putin e Berlusconi. Dopo lo scandalo delle escort a Palazzo Grazioli, si martella particolarmente col cosiddetto “lettone di Putin”, che quest’ultimo avrebbe regalato a Berlusconi.

L’ultima notizia, in ordine di tempo, ci presenta un Berlusconi (e perciò un’Italia) troppo dipendente da Putin (e perciò dalla Russia), quindi troppo favorevole al South Stream contro il Nabucco, nota emanazione portatrice sana di democrazia, sponsorizzata dagli USA e dalla NATO (e perciò dall’Unione Europea, dove Berlusconi è malvisto).

Almeno dall’estate scorsa, si parla molto di Murdoch contro Berlusconi. Si vocifera anche di Obama contro Berlusconi. Per il centro, il centrosinistra e la sinistra, il sillogismo è immediato: compagno Murdoch, compagno Obama.

Putin non è uso regalare letti a chicchessia. Viceversa, durante il G8, è il Paese ospitante a dover provvedere al vitto e all’alloggio dei capi di Stato che giungono alla riunione in questione. Il letto tanto citato è quello dove Putin ha dormito. A meno che, per evitare di dare materiale in pasto ai vari pennivendoli coprofaghi (mi si perdoni la crudezza, ma davvero non trovo sintesi migliore), non si pretenda che avesse dovuto dormire sulle mattonelle.

Il South Stream nasce dalla firma di un accordo tra l’ENI e la Gazprom alla fine del 2006. Prevede, una volta giunto il gas russo in Bulgaria attraverso il Mar Nero, lo sdoppiamento del gasdotto in due tronconi. Il primo segue la direttrice Serbia, Ungheria ed Austria; il secondo, attraverso la Grecia, giunge direttamente in Italia (Otranto e Brindisi).

Il Nabucco, nato nel 2002, che non prevede la fornitura di gas russo, prevede invece che il gas azero, attraverso la Georgia (altro Stato particolarmente nelle grazie degli USA, dove l’autostrada dall’aeroporto a Tbilisi è intitolata a George Bush jr.) e la Turchia, arrivi in Europa attraverso Bulgaria, Romania, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca e Germania, e da lì all’Italia.

Ogni Paese di transito riceve le proprie royalties, facendo lievitare il prezzo del gas ad ogni passaggio. Risulta piuttosto evidente e lampante cosa convenga di più all’Italia.

E’ notizia di questi giorni che il canale televisivo statunitense Fox, appartenente a Rupert Murdoch, sia impegnato in una campagna martellante contro Obama e in favore dei repubblicani. In Italia, la notizia è passata – inspiegabilmente – in sordina. Inspiegabilmente? Mi correggo: la spiegazione è fin troppo ovvia, visto che, in Italia, Murdoch, col suo canale pay tv Sky, viene presentato come paladino della lotta antiberlusconiana per la libertà di informazione.

In politica, si sa, o si dovrebbe sapere, nulla è semplice e semplificabile. Dunque, Murdoch è buono o cattivo? A Repubblica l’ardua sentenza.

Povera Repubblica, filo yankee: se è per Obama, allora è contro Murdoch; e se è contro Berlusconi, allora è per Murdoch. Siamo alla schizofrenia, che coinvolge tutto il gruppo Telecom-Espresso di De Benedetti (e quindi Espresso, Repubblica, La 7, Kataweb, Radio Deejay, Radio Capital, All Music TV, Alto Adige, Corriere delle Alpi, le Gazzette di Mantova, Modena, Reggio, il Centro, il Mattino di Padova, il Piccolo, il Tirreno, la Città di Salerno, le Nuove Ferrara, Sardegna, Venezia, la Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, la Tribuna di Treviso, il Messaggero Veneto, il Trentino e una miriade di altri giornali e TV locali).

E la sinistra italiana? Perché segue Repubblica?

giovedì 8 ottobre 2009

De visa facilitate

Ci è stato segnalato che tra gli italiani in Russia stia girando un appello non firmato rivolto a questi ultimi. Lo pubblichiamo volentieri, solo come materiale di riflessione, evitando accuratamente di dare giudizi in merito. Essendovi chiamato in causa il Presidente del GIM-Unimpresa, Vittorio Torrembini, abbiamo ritenuto doveroso e professionale chiedere una sua opinione in merito, prima della pubblicazione. Dunque, ecco il testo in questione e, di seguito, la replica di Torrembini.

Nel 2006, Franco Frattini nel ruolo di vicepresidente della Commissione Europea, si rivolse ai russi dicendo loro: “Voi dovete snellirvi, modernizzarvi, scrollarvi di dosso la polvere, dare un taglio al retaggio dell’apparato sovietico! Prendete ad esempio l’Europa, una macchia snella ed efficiente!”, tutte parole pronunciate senza assolutamente sapere che il sistema per ottenere i visti d’ingresso per la Russia era estremamente più efficiente e snello rispetto a quello adottato dall’Unione Europea.

A questo punto, i russi risposero: “Va bene! Visto che voi siete così avanti, diteci cosa dobbiamo fare! Facciamo un accordo bilaterale in modo da snellire e facilitare i visti d’ingresso! Preparate voi il testo, e noi lo firmiamo così com’è, andiamo sulla fiducia, dopotutto siete voi i rimodernatori, no?”.

Frattini, chiaramente, fece tutto ciò in buona fede, imbeccando i russi in un accordo che a lui stesso fu imbeccato dagli unici che teoricamente potevano aver competenza ed esperienza nel settore, perché la problematica dei visti pesava sulla propria pelle: parliamo degli imprenditori delle grosse aziende italiane, quelle aziende che muovono milioni di euro ma che purtroppo vedono ai propri vertici dei benemeriti pellegrini giunti in Russia comportandosi esattamente come il classico “italico” che viaggia con in valigia il formaggio grana, la bottiglia di vino e i collant da omaggiare alle ragazze, e per di più, in ogni occasione buona, ne approfitta per manifestare il proprio disappunto sull’apparato burocratico russo, senza tuttavia avere nessuna cognizione in materia, trattandosi questi di puri atti di superbia.

Approvato l’accordo dal nome ironico “sulla facilitazione dei visti”, che di fatto ha inguaiato la quasi totalità degli italiani, che fino ad allora vivevano in Russia tranquillamente e legalmente, con visti e registrazioni annuali valevoli 365 giorni, ecco che coloro che hanno combinato il patatrac (le associazioni di “pellegrini” con il formaggio grana in valigia) cercano ora di porvi rimedio tentando di mettersi in salvo da un lato e dall’altro cercando pure di salvarsi la faccia, asserendo spudoratamente che l’accordo sulla facilitazione dei visti da loro imbeccato ai russi, andava fatto perché migliora sostanzialmente le cose rispetto a prima! Emblematica a tal proposito è la lettera inviata al presidente della federazione russa da parte del GIM-Unimpresa, nella quale si presentano con il cappello in mano, prostrandosi e supplicando un trattamento migliore e quote immigratorie divise per nazionalità: ma quando hanno proposto un differente regime dei visti non hanno pensato alle conseguenze? Poi, a dire il vero, per i dipendenti italiani del quadro direttivo e gli addetti nei quadri tecnici, indipendentemente dall’adozione del nuovo regime dei visti, non cambia assolutamente nulla, dato che loro anche prima, volendo fare le cose in regola, dovevano sottoporsi a tutta la parte burocratica volta a regolare la propria permanenza in Russia in qualità di lavoratori, semmai il nuovo regime dei visti va ad infierire sugli altri poveri connazionali con situazioni differenti e che ora non hanno più modo di permanere in Russia in maniera continuativa: parliamo anche di categorie importanti, come possono essere per esempio i proprietari di aziende, i titolari di negozi, i proprietari terrieri e chiunque in Russia comunque abbia rendite dichiarate e regolari provenienti dai propri possedimenti pur non lavorando in nessun modo sia nei quadri dirigenti o in altre mansioni (avere rendite in Russia non da titolo nemmeno ai fini d’ottenere un visto turistico). In poche parole, il benestante investitore che gira con la camicia di seta e che fino al 2006 poteva permanere in Russia sulla base di visti per affari, in Russia non può più risiedervi perentoriamente, se non con soluzioni fittizie, come potrebbe essere quella di farsi passare per un lavoratore, soluzione che comunque non è adottabile per chi intende agire onestamente, senza quindi passare per l’agenzia con le mani in pasta sempre pronta a fare carte false pur di raggiungere lo scopo. I dirigenti delle aziende, imbeccando i russi sulle direttive in materia dei visti, non solo non hanno ottenuto alcun beneficio, ma hanno anche inguaiato i proprietari delle aziende e investitori che fino a prima erano legittimati a risiedere in Russia con visti per affari, un visto che veniva concesso illimitatamente a tutti coloro che intendevano valutare opportunità ed eventuali investimenti senza svolgere un lavoro: Combinato il patatrac, i signori “pellegrini” ora cercano di salvarsi la pellaccia senza pensare agli altri e non ammettendo assolutamente d’aver inguaiato non solo i connazionali, ma anche gli altri cittadini dell’Unione Europea, che stanno sulla stessa barca, ma il negare spudoratamente ciò che hanno combinato, non eviterà loro di salvarsi da linciaggio morale! Per colpa di questi signori, tra i cittadini dell’Unione Europea ora si contano innumerevoli soggetti costretti ad abbandonare il Paese, pur avendo vissuto in Russia per anni regolarmente, senza che quindi fosse mai contestata loro alcuna infrazione, e i responsabili di tutto ciò si nascondono camuffando le cose, asserendo quindi che la situazione di prima non era affatto regolare! Che pena, vedere ora questi “pellegrini” prostrarsi per chiedere cose che a loro non verranno mai concesse perché in primis la Russia non può concedere quote migratorie suddivise per nazionalità in quanto il paragrafo 2 dell’articolo 19 della Costituzione russa sancisce l’uguaglianza della persona anche per nazionalità, il che significa che tutti gli stranieri debbono per forza di cose finire in un unico “calderone”, dentro il quale tutti sono trattati allo stesso modo, un “calderone” nel quale la cittadinanza non c’entra nulla al fine di rientrare nelle quote, ma a spuntarla sarà il singolo individuo che ha più diritto degli altri sulla base dei criteri adottati, la creazione di più calderoni divisi per nazionalità come invece vorrebbero i signori “pellegrini” che stanno tentando di mettersi in salvo a pasticcio fatto, benché sarebbe una soluzione che metterebbe italiani e russi in condizioni di reciprocità, è semplicemente non adottabile dal punto di vista costituzionale. La lobby delle multinazionali italiane in Russia che si sono permesse di suggerire ai russi provvedimenti inopportuni in materia dei visti, è di fatto formata da impiegati nelle alte sfere direttive in trasferta estera, in pratica parliamo di lavoratori, e in qualità di salariati avrebbero fatto bene a non impicciarsi affatto in questioni che non riguardano loro, dato che la materia de visti annuali per affari e commercio, interessa gli investitori che non lavorano. Il fatto che la quasi totalità di questi lavoratori, per regolare la propria permanenza in Russia, abbia utilizzato l’escamotage dei visti annuali anziché regolare la propria posizione in qualità di salariati, non dovrebbe dare ora loro il diritto d’asserire impudentemente (per salvarsi la faccia), che la situazione dei visti annuali senza il limite dei 90 giorni su 180, non era “regolare”: se non lo era, non lo era per loro, che, in qualità di lavoratori, già allora avrebbero dovuto inquadrarsi diversamente, quindi sottostando alle quote, alle visite sanitarie e a tutto il resto!

Non per ultimo, occorre precisare che una volta che gli investitori italiani hanno aperto le loro aziende e le loro filiali, ai russi fa maggiormente comodo che nei quadri direttivi e tecnici venga messo del personale russo, anziché “pellegrini” in giacca e cravatta che nel XXI secolo se ne girano ancora con i collant e i profumini da omaggiare alle ragazze.

Per concludere, ogni qualvolta che i russi hanno cambiato qualche cosa su suggerimento dei signori della UE, le cose anziché migliorare sono sempre peggiorate catastroficamente; la nostra paura è che anche questa volta sarà così, o che comunque la lobby dei dirigenti delle grosse imprese, tenterà di mettere in salvo esclusivamente se stessa, infischiandosene di tutti gli altri, che sono stati rovinati per colpa loro e che tuttora sperano utopicamente che le cose ritornino a come erano prima degli accordi del 2006, quando si poteva ottenere un visto annuale d’urgenza in meno di mezz’ora e soprattutto con validità non limitata a 90 giorni su 180.

Ed ecco la risposta del Presidente di GIM-Unimpresa, Vittorio Torrembini:

Io non credo di rappresentare la categoria dei furbetti con i jeans e le calze collant nella valigia. Mi pare sia una categoria già scomparsa da molti anni, ma che evidentemente chi ha scritto questo documento conosce bene.

Consiglierei a quest’ultimo di leggersi bene le norme che regolano la materia, in quanto la nuova normativa sullo stato giuridico degli stranieri in Russia non è il frutto di un accordo con l’Unione Europea (vedasi visite del Commissario Frattini a Mosca), bensì di una serie di nuove leggi, adottate dal Parlamento russo, tese a mettere sotto controllo l’immigrazione clandestina.

La legislazione di cui sopra è addirittura più restrittiva di quella Schengen, ma non raggiunge gli eccessi di quella recentemente adottata in Italia.

Un cittadino non comunitario non può soggiornare in territorio Schengen più di 180 giorni all’anno, per poter prolungare il proprio soggiorno deve disporre di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro (sia subordinato che autonomo), di studio, di riunificazione familiare, e in pochi altri e molto ben ristretti casi. Nel caso di lavoratori sia autonomi che subordinati, il cittadino russo viene considerato extra quota. Occorre inoltre aggiungere che il rilascio dei permessi di soggiorno nei Paesi Schengen avviene per periodi anche superiori ai tre anni.

La Russia ha adottato da ormai quattro anni una normativa molto simile a quella europea (secondo il principio della reciprocità), che però esclude permessi di lavoro poliennali e che ingloba chiunque nelle quote.

L’Associazione che rappresento ha chiesto semplicemente di adeguare le normative russe a quelle europee. Vorrei inoltre chiarire all’autore che le aziende rappresentate nel GIM-Unimpresa sono soprattutto piccole e medie, e rappresentano circa l’85% dell’interscambio tra Italia e Russia.

Attendiamo fiduciosi i commenti degli altri italiani di Russia…

Progetto Pinocchio 2009-2010

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Anche quest’anno intendiamo dare avvio ad una nuova edizione del “progetto Pinocchio”, che l’anno scorso ha visto la partecipazione di un buon numero di partecipanti, con soddisfazione sia dei discenti, sia dei loro genitori e del corpo insegnante.

Per chi non ne fosse a conoscenza, si tratta di una serie di incontri volti a incrementare le competenze di lingua italiana in bambini che già hanno una padronanza almeno a livello elementare della lingua, mediante attività prevalentemente ludiche.

Nel formulare la proposta per il 2009-2010, si sono volute tenere in massima considerazione le indicazioni espresse dai genitori, ricevute mediante apposito formulario di valutazione, distribuito alla fine dello scorso anno e che sono state riassunte nelle istruzioni allegate.

Ricordiamo che è imminente l’approvazione del finanziamento parziale del progetto da parte del MAE – Progetto Pria, che coprirà i costi per i docenti.

In virtù della cadenza non più quindicinale, ma settimanale degli incontri e quindi del loro elevato numero (oltre 20) si stima che la quota per l’anno 2009-2010 (quindi la quota-parte dei costi a carico dei genitori) potrà variare dai 250 ai 400 € a discente. Saremo in grado di comunicare la cifra definitiva solo dopo aver ricevuto conferme definitive da parte di tutti gli interessati.

Vi preghiamo di prenderne visione e, qualora foste interessati alla partecipazione, vi chiediamo di esprimere una manifestazione di interesse anche solo preliminare compilando il modulo allegato ed inviandolo preferibilmente entro il 12/10/2009, tassativamente entro il 16/10/2009: questo ci aiuterà a costituire un primo elenco di interessati a cui verranno al più presto comunicate le condizioni definitive.

La data definitiva di inizio degli incontri verrà comunicata in seguito unitamente all’invio del modulo di adesione, ma si prevede entro ottobre 2009.

Quest’anno i coordinatori del progetto per la parte genitori saranno:

  1. Lorenzo Pastore
  2. Marco Tagliaferri

Poiché riteniamo che il nostro elenco possa non comprendere nominativi potenzialmente interessati all’iniziativa, preghiamo tutti coloro che hanno ricevuto la presente comunicazione di darne la massima diffusione a coloro che ritengano interessati all’iniziativa e i cui figli rispondano ai requisiti minimi richiesti.

A.Metodologia

Il laboratorio di lingua italiana, data la specificità degli utenti, è stato progettato come una serie di incontri (“sessioni”) a cadenza settimanale in cui i bimbi, in un contesto italiano, siano protagonisti di attività educative/ricreative che ne sviluppino e consolidino la conoscenza della lingua e della cultura italiana alla presenza di educatori di madrelingua italiana.

Gli utenti sono bimbi tra i 3 e gli 11 anni, con conoscenza di base della lingua. Per scelta metodologica i bimbi vengono divisi orientativamente in 2 gruppi in funzione dell’età e della padronanza della lingua (orientativamente dai 3 ai 6 anni e dai 7 agli 11 anni).

Il laboratorio si baserà su un approccio ludico, con giochi di gruppo che stimolino i bambini e ne consolidino le conoscenze linguistiche e relazionali in lingua italiana; per i bimbi che già vantano una buona padronanza della lingua si cercherà, ove possibile, di svilupparne la capacità di scrittura e lettura, sempre nell’ambito dei giochi di gruppo.

Trattandosi di un “progetto-pilota” la metodologia avrà una certa flessibilità e la priorità sarà di garantire ai piccoli un clima di piacevole svago con una valenza formativa.

B.Organizzazione

Le sessioni, di 2 ore ciascuna, si tengono il sabato mattina, coordinate da 3 educatori italiani secondo un calendario che verrà confermato in seguito, in una fascia oraria compresa tra le 11:30 e le 13:30, presso la Scuola Italiana “Italo Calvino”, sita in Leninskij prospekt 78A - metro Universitet – tel +7 (499) 1318765 - al 2 piano.

Ogni sessione sarà divisa in due parti (“moduli”) di 55 minuti con un intervallo di 10 minuti in cui bevande e snacks saranno offerti dalla Scuola.

Alcune raccomandazioni di carattere generale, che desidereremmo fossero seguite anche nel corso della presente edizione:

B1.In aula non saranno di regola ammessi i genitori (per i quali sarà messo a disposizione un locale apposito);

B2.I bimbi devono venire muniti di scarpe apposite e preferibilmente abbigliamento di ricambio (che non si può lasciare a scuola);

B3.Tutti i materiali didattici (quaderni, ecc.) saranno forniti dalla scuola;

B4.All’interno dei locali scolastici i bimbi saranno assicurati contro gli infortuni;

C.Pagamento

C1.Il progetto gode del supporto del MAE – Progetto Pria, che coprirà parte dei costi per i docenti.

C2.Nel caso in cui somma delle quote di adesione ecceda i costi effettivi del laboratorio, il residuo sarà accantonato in un “fondo-cassa” per eventuali spese impreviste e/o organizzazione di altre attività (gite/escursioni) per i bambini, fatto ovviamente salvo l’obbligo di rendicontazione a tutti i genitori aderenti;

C3.Per quanto ammesso, il supporto organizzativo e/o didattico fornito dai genitori non costituisce un contributo sostitutivo della quota di adesione;

C4.L’adesione si intende per tutti il ciclo di sessioni e si considera confermata dopo il pagamento anticipato dell’intera quota, senza possibilità di rimborso in caso di defezione (a meno di disponibilità come da punto sub4 e decisione favorevole degli altri genitori).

C5.Non si escludono eventuali successive adesioni, per le quali si determinerà un contributo “pro-quota” che confluirà nel “fondo-cassa” di cui al punto 4.

C6.Nel caso in cui – per motivi indipendenti dalla volontà degli organizzatori – si debba limitare il numero degli utenti, sarà data priorità a coloro che hanno aderito per primi.