venerdì 20 agosto 2010

Diario torbiero, the final cut

Tra le tante nefandezze immeritate che molti provano un piacere quasi orgiastico a dire della Russia, ce n’è una in particolare che oggi sembrerebbe quasi avere conferma: il Paese delle esagerazioni e dei contrasti stridenti.

Per la prima volta da quando esistono le rilevazioni meteorologiche (per intenderci, quando qui veniva abolita la servitù della gleba e in Italia veniva unito il Paese), quest’anno abbiamo battuto tutti i record di temperatura: la più alta temperatura dell’estate, di luglio, di agosto, di ogni singola giornata e soprattutto assoluta. Più volte, nonostante la latitudine decisamente diversa da quella italiana, abbiamo superato i 40 gradi, surclassando senza sforzo alcuno qualunque temperatura italiana dell’estate 2010. Per una settimana (ma in Italia ancora ne parlano come se si trattasse di anni), a questo si è aggiunto un acre fumo di torba, che rendeva l’aria irrespirabile e la visione spettrale simile ad un panorama della bassa padana.

Ebbene, ancora mercoledì 18 agosto, in campagna, ero seminudo in veranda all’ombra, sorseggiando birra ghiacciata ed imprecando contro i cambiamenti climatici, grondando con 34 gradi all’ombra, ed oggi, venerdì 20 agosto, sono col maglione fatto da mia nonna buonanima più di un quarto di secolo fa, a 13 gradi, degustando vodka, nella vana speranza di smettere di tremare. Insomma, un’escursione di venti gradi in meno di 48 ore.

Dopodomani rientriamo urgentemente a Mosca, pur essendo ad appena 40 km ad oriente: i contrasti non fanno niente bene a mia moglie, che tra meno di un mese metterà al mondo il secondo pargolo bernardinifero. L’estate (qui) è finita: climaticamente e professionalmente si torna alla normalità. Almeno si spera.

Ogni anno, mi sorbisco decine di italiani che si lamentano del freddo in Russia. Quest’anno, da buon fetente quale mi vanto di essere, ricorderò loro quanto si siano lamentati del caldo estivo…

martedì 10 agosto 2010

Diario torbiero

Respiriamo porcherie da ormai più di 100 ore. Analogamente, in varie regioni limitrofe, da Samara a Nižnij Novgorod, Kirov, Ekaterinburg (qui bruciano 10.000 ettari), Voronež, con 200.000 ettari complessivi già bruciati, ed anche San Pietroburgo comincia ad accusare il colpo: tutti fumi provenienti da Mosca.

Le autorità moscovite hanno istituito dei centri d’accoglienza, frequentati prevalentemente da anziani e bambini. In metropolitana, da un capo all’altro dei convogli non si vede un accidente. Gli aerei last-minute sono presi d’assalto: Turchia, Finlandia, Montenegro, Croazia i Paesi più gettonati. Solo che le compagnie aeree occidentali, oltre che rifiutarsi di volare, hanno deciso di lucrare sulla disgrazia, ed hanno aumentato la tassa sul carburante, dai precedenti 40 agli attuali 100 $. A onor del vero, non sono gli unici a speculare: i prezzi per i ventilatori e i condizionatori stanno crescendo a dismisura, circa del 30%, arrivando a 2.000-2.500 € per questi ultimi, e la loro installazione è passata da 90 a 500 €. Quelli più a buon mercato, coreani, sono passati da 250 a 800 $. Un vero e proprio aggiotaggio, al punto da avere interessato il servizio di Stato antimonopolio.

Per i morti, ci sono circa 10.000 chiamate per le ambulanze al giorno. Normalmente, 360-380 morti al giorno, adesso 700.

Meteo. Niente pioggia. Oggi e domani tempeste magnetiche. Tra due – tre giorni si attende il vento prima da sud, poi da ovest, infine addirittura da nord, ma, per dirla con Šojgù, il capo della protezione civile, qualunque vento sarà meglio di quello attuale. Dovremmo così arrivare a superare la temperatura media statistica stagionale non più di 12 gradi (superiamo spesso i +40), ma di “appena” 6…

domenica 8 agosto 2010

Ennesima mia intervista a Radio Popolare sulla torba a Mosca

19:30 italiane (21:30 di Mosca) di oggi, domenica 8 agosto 2010, ennesima mia intervista su Radio Popolare. La taglieranno, è troppo lunga, eccovi il testo originario:

Circa il 60% delle zone umide della Terra sono costituite da torba. I depositi di torba coprono un totale di circa il 3% delle terre emerse. La torba è un fossile preistorico sotterraneo che generalmente si trova ad un metro e mezzo – due di profondità, pericoloso in quanto prende fuoco sotto terra, senza che uno ne sappia nulla finché non emerge il fuoco. Quando si scopre, è tardi. E’ la cosiddetta combustione naturale. In Germania, essa occupa il 5% del territorio, in Svezia il 14%, in Finlandia il 31% (storicamente, più si va a nord, più ce n’è). In Russia, dove ce n’è più che ovunque, ci si combatte da una vita, fin dal XIX secolo (dunque, lo zarismo, il sovietismo, il russismo, davvero non c’entrano).

Quest’anno abbiamo battuto tutti i record di temperatura da quando esistono le rilevazioni meteorologiche (per intenderci, quando qui veniva abolita la servitù della gleba e in Italia veniva unito il Paese): la più alta temperatura dell’estate, di luglio, finora di agosto e soprattutto assoluta. Più volte, nonostante la latitudine decisamente diversa da quella italiana, abbiamo superato i 40 gradi. Pare che tra una settimana finiscano i record, e con essi le mascherine e le lenzuola bagnate alle finestre.

Oggettivamente, gli Enti Locali, la Protezione Civile, il Ministero della Difesa e quello degli Interni, oltre a centinaia, migliaia di volontari, fanno il possibile: nei giorni scorsi il canto delle cutrettole veniva continuamente interrotto dai Canada Air (anche se qui non si chiamano così) e dagli elicotteri col cestello. Ora non più: la fitta coltre impedisce di vedere dove siano localizzati gli incendi, mentre i mezzi dei pompieri stentano a farsi strada tra gli alberi nei boschi, costretti a stendere i tubi flessibili per decine di chilometri, considerando che ci vuole circa una tonnellata di acqua per ogni metro quadro. All’alba ci si sveglia per la puzza di bruciato e si vede un pallido sole che sembra la luna, manco fossimo nella bassa padana, tipo Reggio Emilia.

Le cifre parlano più delle considerazioni politiche. Al momento, nella sola regione di Mosca ci sono 49 incendi, di cui 14 sono proprio i giacimenti di torba, mentre gli altri si trasmettono attraverso le corone degli arbusti. In totale vi lavorano 12.000 uomini, senza pensare alle analoghe situazioni in varie regioni limitrofe, da Samara a Nižnij Novgorod e Kirov, con le quali si arriva a circa 70 incendi. Ironia della sorte, il fumo che ha messo in ginocchio Mosca proviene dagli incendi che si trovano a 150 km a sud-est dalla capitale. In pratica, è il vento di nord-ovest a creare problemi, e nulla lascia presagire inversioni di rotta a breve termine. Sono cifre piuttosto normali, da queste parti, considerando che Mosca ha 11 milioni di abitanti residenti, che realmente in città quotidianamente ve ne sono poco meno di 20 milioni, e che la regione di Mosca con Mosca città arriva a 30 milioni di anime, praticamente il 20% della popolazione del Paese. Lo Stato ha stanziato 6 miliardi e mezzo di rubli – circa 165 milioni di euro – per la ricostruzione delle abitazioni distrutte, i lavori sono già iniziati.

Ieri, per la prima volta, la quantità di incendi domati ha superato quella dei nuovi focolai: 7 contro 6; ma le previsioni del tempo non lasciano presagire nulla di buono almeno fino a metà della prossima settimana. E’ già un miracolo che i tre aeroporti principali – quello di Šeremet’evo, di Domodedovo e di Vnukovo, rispettivamente a nord-ovest, a sud-est e a sud-ovest – abbiano ripreso a funzionare quasi normalmente, dovendo gestire solo il congestionamento accumulato. Non è detto che la situazione non torni a peggiorare.

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