Durante la conferenza stampa di Letta e Putin a Trieste il 26 novembre 2013, fui proprio io a svolgere la traduzione simultanea sul canale televisivo russo di Stato Russia 24. Voglio dire che so di cosa sto parlando. Per ovvie ragioni di spazio, non posso riportare per intero l'intervento di Putin. Voglio però citarne alcuni passaggi, quelli relativi alle vicende ucraine, a seguito della scontata domanda del corrispondente RAI Alessandro Cassieri.
L’Ucraina è uno Stato sovrano, deve decidere autonomamente. Per quanto riguarda le asperità fra Mosca e Bruxelles, forse è proprio qui che sono insiti tutti i problemi. Mi permetto di esplicitare qui le nostre posizioni sulla vicenda. Tra la Russia e l’Ucraina è stato firmato ed è in vigore un accordo sulla zona di libero commercio. Ciò significa che su tutta una serie di posizioni doganali chiave i tassi sono azzerati. In tale accordo è stabilito che se una delle parti sigla accordi con una parte terza, qualunque altro Paese partecipante all’accordo sulla zona di libero commercio ha diritto di recedere dall’accordo stesso, oppure di ritirare quelle agevolazioni che vengono concesse al Paese partner nell’ambito di questo accordo.
Se l’Ucraina firma un accordo sulla costituzione di una zona di libero commercio con l’Unione Europea, essa si assume l’obbligo, e non sono sicuro che lo sappiate, due mesi dopo la firma, di ridurre i tassi doganali dell’85%, e due anni dopo addirittura del 95%. Ciò significa che se noi dovessimo mantenere l’accordo di libero commercio con l’Ucraina, abbiamo tutte le ragioni per ritenere che le merci europee, attraverso l’Ucraina, giungeranno direttamente sul nostro mercato, o come merci europee, o ufficialmente come merci ucraine. Per la nostra economia, ciò costituisce una minaccia reale.
Ecco perché chiederei ai nostri amici a Bruxelles, ai miei buoni amici personali della Commissione Europea, di astenersi da certe brusche affermazioni. Che cosa dobbiamo fare per compiacere loro, strozzare interi settori della nostra economia? In taluni Paesi europei attualmente la disoccupazione ha raggiunto il 25%, ed il 40% tra i giovani. Nella Federazione Russa, la disoccupazione costituisce il 5,2-5,3%, tra le più basse della nostra storia recente.
Ritengo che si debba depoliticizzare questo tema e concordare con la proposta del Presidente Janukovič e discutere tutti gli argomenti in formato trilaterale.
Come che sia, la scelta con chi firmare accordi di libero commercio, di rimanere nella zona di libero commercio con la Russia o meno, è una scelta sovrana dell’Ucraina stessa, e non c’è dubbio alcuno che rispetteremo questa scelta, quale che sia.
Ecco invece come riassume le dichiarazioni di Putin il mensile Russia Oggi, inserto de la Repubblica, in un suo redazionale (quindi, senza firma):
Putin ha affermato che “Kiev non può siglare accordi di libero scambio con l’Europa senza passare per il beneplacito della Russia”, visto che “così era stato deciso negli accordi firmati tra l’Ucraina e la Federazione solo pochi mesi fa”.
Incommentabile, senza scadere nel turpiloquio. Limitiamoci a dire che virgolettare delle affermazioni significa attribuirle, e se non corrispondono al vero, ciò è perseguibile penalmente, non si tratta più di opinioni del giornalista.
La Russia farebbe pesanti pressioni sull’Ucraina. Cosa dire di Barroso, che rifiuta la trilaterale in quanto ingerenza? Lo era anche quella degli Stati Uniti a Teheran nella Seconda guerra mondiale? O in Corea, in Vietnam, in Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq, in Libia, attualmente in Siria? Che dire di noti leader politici non solo lituani, ma soprattutto polacchi e segnatamente tedeschi che, anziché partecipare alla riunione dell’OSCE a Kiev, scendono in piazza e addirittura intervengono dal palco? Cos’è, una manifestazione di internazionalismo proletario?
Vedo i canali satellitari ucraini ed italiani riprendere le ragazzine più carine e definirle rivoluzionarie. No. Un rivoluzionario era Lenin, era Ernesto Guevara, era Nelson Mandela. Queste sono delle manifestanti. Soprattutto considero rivoluzionari chi lotta contro una dittatura, e trovo invece golpisti chi si presenta a libere elezioni democratiche, le perde e allora cerca di prendere il potere con la forza. Così è stato con Juščenko pochi anni fa, nel 2006 – e anche lì l’Unione Europea si è distinta, quanto a ingerenze – così è anche adesso, con il simbolo Timošenko, che invece in galera ci è finita perché avrebbe firmato dei contratti di fornitura gas troppo vantaggiosi per i russi. Insomma, i problemi ucraini sono tutti interni all’Ucraina stessa, sarebbe il caso di lasciare loro il privilegio di risolvere i problemi domestici senza i vari Kaczyński (il polacco più conservatore, cattolico e nazionalista che ci sia) e il liberista tedesco Westerwelle, ministro degli esteri, autore della decurtazione del welfare in Germania.
Su tutto questo il 6 dicembre 2013 presso la redazione italiana della radio di Stato russa La Voce della Russia si è svolta una interessante tavola rotonda, a cui ho partecipato, che consiglio vivamente di ascoltare a chi mi legge.
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