19:30 italiane (21:30 di Mosca) di oggi, domenica 8 agosto 2010, ennesima mia intervista su Radio Popolare. La taglieranno, è troppo lunga, eccovi il testo originario:
Circa il 60% delle zone umide della Terra sono costituite da torba. I depositi di torba coprono un totale di circa il 3% delle terre emerse. La torba è un fossile preistorico sotterraneo che generalmente si trova ad un metro e mezzo – due di profondità, pericoloso in quanto prende fuoco sotto terra, senza che uno ne sappia nulla finché non emerge il fuoco. Quando si scopre, è tardi. E’ la cosiddetta combustione naturale. In Germania, essa occupa il 5% del territorio, in Svezia il 14%, in Finlandia il 31% (storicamente, più si va a nord, più ce n’è). In Russia, dove ce n’è più che ovunque, ci si combatte da una vita, fin dal XIX secolo (dunque, lo zarismo, il sovietismo, il russismo, davvero non c’entrano).
Quest’anno abbiamo battuto tutti i record di temperatura da quando esistono le rilevazioni meteorologiche (per intenderci, quando qui veniva abolita la servitù della gleba e in Italia veniva unito il Paese): la più alta temperatura dell’estate, di luglio, finora di agosto e soprattutto assoluta. Più volte, nonostante la latitudine decisamente diversa da quella italiana, abbiamo superato i 40 gradi. Pare che tra una settimana finiscano i record, e con essi le mascherine e le lenzuola bagnate alle finestre.
Oggettivamente, gli Enti Locali, la Protezione Civile, il Ministero della Difesa e quello degli Interni, oltre a centinaia, migliaia di volontari, fanno il possibile: nei giorni scorsi il canto delle cutrettole veniva continuamente interrotto dai Canada Air (anche se qui non si chiamano così) e dagli elicotteri col cestello. Ora non più: la fitta coltre impedisce di vedere dove siano localizzati gli incendi, mentre i mezzi dei pompieri stentano a farsi strada tra gli alberi nei boschi, costretti a stendere i tubi flessibili per decine di chilometri, considerando che ci vuole circa una tonnellata di acqua per ogni metro quadro. All’alba ci si sveglia per la puzza di bruciato e si vede un pallido sole che sembra la luna, manco fossimo nella bassa padana, tipo Reggio Emilia.
Le cifre parlano più delle considerazioni politiche. Al momento, nella sola regione di Mosca ci sono 49 incendi, di cui 14 sono proprio i giacimenti di torba, mentre gli altri si trasmettono attraverso le corone degli arbusti. In totale vi lavorano 12.000 uomini, senza pensare alle analoghe situazioni in varie regioni limitrofe, da Samara a Nižnij Novgorod e Kirov, con le quali si arriva a circa 70 incendi. Ironia della sorte, il fumo che ha messo in ginocchio Mosca proviene dagli incendi che si trovano a 150 km a sud-est dalla capitale. In pratica, è il vento di nord-ovest a creare problemi, e nulla lascia presagire inversioni di rotta a breve termine. Sono cifre piuttosto normali, da queste parti, considerando che Mosca ha 11 milioni di abitanti residenti, che realmente in città quotidianamente ve ne sono poco meno di 20 milioni, e che la regione di Mosca con Mosca città arriva a 30 milioni di anime, praticamente il 20% della popolazione del Paese. Lo Stato ha stanziato 6 miliardi e mezzo di rubli – circa 165 milioni di euro – per la ricostruzione delle abitazioni distrutte, i lavori sono già iniziati.
Ieri, per la prima volta, la quantità di incendi domati ha superato quella dei nuovi focolai: 7 contro 6; ma le previsioni del tempo non lasciano presagire nulla di buono almeno fino a metà della prossima settimana. E’ già un miracolo che i tre aeroporti principali – quello di Šeremet’evo, di Domodedovo e di Vnukovo, rispettivamente a nord-ovest, a sud-est e a sud-ovest – abbiano ripreso a funzionare quasi normalmente, dovendo gestire solo il congestionamento accumulato. Non è detto che la situazione non torni a peggiorare.
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